La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
tutta un'annata, non èrano quasi più, parte perdute in un orbìssimo abuso, parte distrutte da quella ferocia stolta, che gode, men del proprio
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sobbalzò. Egli temette che il sonno non si dovesse più distaccare da lei. E corse, con la svenuta, alla soglia di una vicina spelonca, un de' suòi
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distaccò dal fianco della fregata, e tosto venne raggiunta da una scialuppa e da un'altra, lucicanti di oro e festose del nazionale stendardo. I
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luogo la spartizione seconda del greggie e della vettovaglia, e l'ebbe in un silenzio di umiliazione, non essèndoci alcuno tanto birbante da disconòscere
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la lingua, dove il sole medèsimo parèa splendesse in modo strano; sentìvansi da quelle leggi improtetti, che, pur ingiuriando, usavano sempre
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ecco, due femminili forme venire correndo verso di loro, svolazzanti le gonne, seguìte da un grosso cane al galoppo. Era Tecla, la prima. - Gualdo
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, anch'elle, specchiare, non ci sarèbber più specchi. Ed ecco, da lungi, apparir Forestina. Reggèa due grossi pani sul capo, e cantava, giojosa, di
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disputare del modo. Ognuno avea il suo a proporre, e tal fu, che, in così bella occasione, ebbe a scoprirsi di un lusso di fantasìa da disgradarne le
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; stàvano, chi in piedi in una èbete immobilità, chi a terra accosciato, le palme alla faccia; tutti affranti da un viaggio lunghìssimo col non sequente
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, ma la inermezza sua, la folla delle nemiche armi, e Gualdo era stretto da un'inesprimìbile angoscia. Gualdo, la prima volta in sua vita, si sentiva
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potesse ignorare pur i peccati non suòi) devi sapere, che in ben altro paese, lontan lontano da quì, in altri tempi lontan lontani da questi, anch'io avèa
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dell'ànimo suo, snebbiato da ogni malvagio pattume, poteva limpidamente riflèttere le maraviglie della Natura benèvola. Il sogno di Gualdo èrasi fatto
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porpuree. Nell'immòbile mare, non più bastimento; solo, da lungi, il biancheggiar di una vela. Il Beccajo si guardò a lato. Èragli a lato la Nera
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deserta, pascolando col canto la sua amorosa mestizia, fu, a un tratto, da nerborute braccia afferrata, imbavagliata la bocca, rapita.
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dilungava da' suòi compagni di anni e, oh felici! di giuoco, e s'internava nella solinga boscaglia, un fior dopo l'altro, come la speme. Lampo, il